Migrazioni a confronto al museo contadino di Fresagrandinaria

Al museo contadino e delle migrazioni di Fresagrandinaria un progetto di integrazione culturale tra quella che fu l’emigrazione fresana e quella che oggi è la nuova emigrazione, viaggi ed emozioni a confronto.
Il 5 giugno scorso, in occasione dell’arrivo della delegazione tedesca di Püttlingen a Fresagrandinaria per il tricentenario del pellegrinaggio a Nuova Cliternia dedicato alla Madonna Grande, sono stati presentati i risultati di un percorso formativo interculturale realizzato in sinergia tra il Comune di Fresagrandinaria, la Pro loco del paese e la cooperativa “L’Abbraccio” con sede a Carunchio che si occupa dei progetti di accoglienza Sai in alcuni comuni del territorio del Medio Alto Vastese. Püttlingen è la città gemellata con Fresagrandinaria in virtù della consistente emigrazione che ha visto molti fresani emigrati in Germania negli anni Cinquanta e Sessanta.

«Il progetto formativo, studiato ad hoc per i ragazzi del centro Sai di Fresagrandinaria, da poco inseriti nella nostra piccola comunità fresana – spiega l’assessore Francesca Giangiacomo – ha come titolo Percorsi E-migranti e ha avuto l’obiettivo di promuovere una consapevolezza interculturale nei ragazzi, sia di quella che è stata la storia contadina del posto, sia della storia emigrante di Fresagrandinaria».

I partecipanti, originari del Bangladesh e della Tunisia, per dieci giorni sono stati protagonisti di un percorso storico-interculturale all’interno e all’esterno degli spazi del museo contadino, attraverso il quale hanno potuto raccogliere immagini di artefatti, oggetti e usi e costumi della memoria fresana, denominandoli nella loro lingua e associandoli ai riferimenti culturali dei loro paesi di origine.

«Il percorso – spiega Giulia Messere, ricercatrice in Sociologia dei fenomeni migratori che ha condotto i laboratori – ha avuto la duplice funzione di facilitare ai ragazzi la comprensione linguistica attraverso l’apprendimento per immagini e l’accostamento dei significati agli oggetti, permettendo la conoscenza del territorio in una connessione storico-culturale tra le dimensioni umane, motivazionali, emotive e soggettive che sono presenti alla base di ogni percorso migratorio tanto nel passato dell’emigrazione italiana quanto nell’attualità delle migrazioni contemporanee». 

«Il progetto – continua l’assessore Giangiacomo, esperta di politiche sociali e dalla quale è partita l’idea – è stato un’occasione utile per fare comprendere ai ragazzi che i fenomeni migratori sono da sempre esistiti e che continueranno ad esserci poiché l’uomo, sia per necessità, che per curiosità, è predisposto allo spostamento. Lo spostamento dal luogo di nascita, la voglia di conoscere nuovi luoghi e nuove culture (non solo per fare vacanza) e l’affrontare il lungo viaggio prima dell’arrivo a destinazione, sono presupposti necessari per la crescita dell’essere umano, per il suo sviluppo , per la sua crescita spirituale e per la conoscenza di sé.  I ragazzi del nostro centro di accoglienza sono già molto più consapevoli di sé stessi di molti altri loro coetanei che non hanno affrontato il viaggio interiore che li ha portati fino Fresagrandinaria. Essere parte del loro viaggio e far comprendere loro che anche molti altri giovani fresani affrontarono questo percorso, per noi è prerogativa importante nonché un orgoglio. Poter partecipare al percorso formativo di un essere umano è un privilegio che non tutti hanno e noi ci impegneremo affinché questa formazione sia più pedagogica possibile».

Il sindaco Lino Giangiacomo rimarca l’importanza dell’inclusione e dell’accoglienza che sono la vera risorsa delle piccole realtà: «Dopo il periodo di isolamento e di distanza imposto dalla pandemia, tornare a unire le persone e i popoli è stato un momento di rinascita molto importante. Grazie a tutti i ragazzi della struttura che si sono impegnati in questo importante progetto, grazie a Giulia Messere per la sua professionalità, grazie al nostro assessore sempre molto attento alle dinamiche sociali territoriali e al coordinatore Alberto Piluso con il quale abbiamo stretto un legame significativo e collaborativo e grazie a tutti quanti hanno collaborato territorialmente e collaboreranno per altre importanti iniziative».

Alberto Piluso, responsabile della cooperativa “L’Abbraccio” aggiunge che: «Il comune di Fresagrandinaria ha messo in campo una bella iniziativa per l’integrazione sociale dei ragazzi. Giulia è stata molto accogliente e allo stesso tempo abbiamo visto i ragazzi sempre interessati e motivati. Il progetto consisteva nell’avvicinarli all’emigrazione fresana, per cui si è cercato di creare una sorta di ponte di incontro immaginario tra la nostra emigrazione e la loro, li abbiamo visto molto sorpresi e scossi, quasi increduli nell’apprendere che ciò che avevano vissuto loro in qualche modo era stato vissuto anche da qualcun altro. In secondo luogo, c’è stato l’avvicinamento tra culture con la visione degli oggetti, attrezzi presenti nel nostro museo contadino e delle migrazioni, e i ragazzi hanno riconosciuto molti oggetti che sia in Bangladesh che in Tunisia ancora oggi si usano. I ragazzi sono stati molto entusiasti del progetto. Non c’è stato giorno in cui hanno obiettato per andare al corso. Ho avuto modo di vedere i risultati e sono molto soddisfatto».

Carlino di Biase, presidente della Pro loco di Fresagrandinaria conclude: «Con questo progetto sono stati aperti degli importanti spunti di riflessione e bisogna continuare su questa strada. La Pro loco vuol dare sicuramente supporto perché il museo non è un luogo sterile, ma occasione per fare iniziative, coinvolgere bambini e adulti, costruire intorno a quegli oggetti una memoria viva fatta di racconti, esperienze concrete, laboratori».

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