Il clima pesante da resa dei conti non si alleggerisce col trascorrere dei giorni. Ridurre queste elezioni a un esclusivo scontro destra-sinistra significherebbe lasciare per strada pezzi importanti di un mosaico già di per sé difficile da ricomporre. Una partita per certi versi inedita, che ha messo i sansalvesi di fronte a un rimescolamento di carte: cambi di casacca da destra a sinistra (Tonino Marcello e Fabio Raspa) e clamorosi ritorni sulla scena politica, con punti di arrivo opposti a quelli di partenza (Alfonso Di Toro, Nicola Argirò, Clementina De Virgiliis). Le urne riconsegnano una città divisa in due come mai era accaduto nella storia recente. Tiziana Magnacca aveva vinto col 58% nel 2012, anno della storica prima affermazione della destra in quella che fu definita la Stalingrado d’Abruzzo, e con un sonante 65,91% cinque anni fa. Ora quel plebiscito sembra appartenere a un’altra era. Nel frattempo, il potere ha logorato (in parte) chi ce l’ha, ma anche chi lo ha perso dieci anni orsono.
Il centrodestra, dopo aver temuto di non farcela a restare maggioranza, torna a respirare alla fine di una campagna elettorale in apnea. Non a caso nella notte del ballottaggio, durante la maratona elettorale di Chiaro Quotidiano, Eugenio Spadano ha parlato, da buon tennista, di vittoria più gratificante oggi di cinque anni fa, perché «le vittorie sofferte sono sempre le più belle».
Per il centrodestra il numero di voti più esiguo dal 1998. Ha influito il crollo dell’affluenza: dall’82% del 2002 al 57,59 di domenica ce ne passa. Per vincere è stato sufficiente alla neo sindaca riportare al voto neanche tutti gli elettori del primo turno: 5001 invece dei 5098 del 12 giugno. È indubbiamente una vittoria targata De Nicolis-Magnacca contro i dissidenti. Tonino Marcello e Fabio Raspa, da assessori della Giunta Magnacca, non rientrano neanche in Consiglio comunale. Ma guai se la nuova amministrazione, proprio perché si pone in continuità con quella precedente, minimizzasse l’accaduto e continuasse a liquidarlo con gli slogan della campagna elettorale. La coalizione maggioritaria, dopo un decennio, ha perso un pezzo consistente del suo nucleo fondativo: da Argirò a Marcello, passando per Raspa. Un dato, questo, che non può passare sottotraccia, come se fosse semplice somma di ambizioni personali. Davanti a Emanuela De Nicolis si pongono ora due sfide: un’amministrazione in continuità, com’è stata proposta in campagna elettorale, ma capace di ritrovare coesione e pluralismo attorno a un nuovo progetto e la costruzione di un centrodestra che amministri non solo sulla base del credito di fiducia accumulato dalle Giunte Magnacca, ma proponga ai sansalvesi un orizzonte lungo. Senza battaglie personali.
A Fabio Travaglini, invece, domenica 26 giugno non sono stati sufficienti 200 voti in più del primo turno. La maggior parte del gruzzolo di 999 suffragi di Giovanni Mariotti è rimasta lontana. A casa, al mare o altrove, ma di sicuro non alle urne. La ricerca di consensi al centro alleandosi con i dissidenti dell’amministrazione uscente ha indubbiamente ridotto quel divario abissale del 2017, quando i due candidati di sinistra non arrivarono complessivamente neanche al 30%. Il suo 48,8 del ballottaggio è il miglior risultato delle ultime tre tornate elettorali comunali. Ma in politica due più due non fa mai quattro. Perciò la ricerca di voti al centro può aver spinto più di qualche elettore di sinistra a scegliere Mariotti al primo turno e a disertare i seggi al ballottaggio.
Il problema di fondo, per la sinistra sansalvese, resta un altro. La coalizione che propone progresso e rinnovamento non riesce a cambiare se stessa. Le ruggini non si scrostano. E così, per la terza volta consecutiva, da un lato del crepaccio troviamo il Pd e gli alleati, dall’altro un polo che sembra la Giunta Marchese, caduta nel 2011 per insanabili spaccature della maggioranza di allora. Tant’è che quest’anno nella sinistra alternativa i maggiorenti erano proprio tre esponenti di quella amministrazione: Gabriele Marchese, che era il sindaco, Giovanni Mariotti e Osvaldo Menna. Ma non è stato un semplice amarcord, visto che Mariotti, da candidato sindaco, ha raccolto quasi mille voti, in termini percentuali oltre il 9%. Che non ci fosse spazio per un apparentamento era già chiaro durante la campagna elettorale. «Ci hanno negato le primarie per scegliere il candidato sindaco», è la motivazione ripetuta per mesi da Mariotti e alleati. L’impressione è che sia solo la causa prossima di un conflitto che ha le sue cause remote proprio in quella crisi politico-amministrativa del 2011 che nessuna delle due parti è in grado di scrollarsi di dosso.
Di queste lotte infinite Travaglini, come coloro che lo hanno preceduto nel 2012 e nel 2017, non è responsabile ma vittima. Però lascia perplessi la mancanza di un’analisi della sconfitta quando ormai sono trascorsi cinque giorni dal voto. Nella notte della maratona elettorale di Chiaro Quotidiano, solo tre rappresentanti del centrosinistra allargato ci hanno messo la faccia: il segretario provinciale del Pd, Leo Marongiu, che a spoglio in corso non ha nascosto la delusione per un esito simile alla sua risicata sconfitta alle comunali di Lanciano, la neo consigliera comunale Emanuela Tascone (Pd) e l’esponente socialista Gabriella D’Angelo. Al termine di una campagna elettorale caratterizzata dalla continua corsa, da parte di tutti, a dichiarare usando tutte le piattaforme possibili, il candidato sindaco che ha raccolto quasi il 49% dei voti non ha ancora rilasciato un’intervista né indetto una conferenza stampa per commentare il risultato. Unica dichiarazione ufficiale, poche righe pubblicate sul suo profilo Facebook: «Desidero ringraziare, uno ad uno, i 4.770 cittadini Sansalvesi che hanno sostenuto il nostro progetto. Per una manciata di voti, purtroppo, non siamo riusciti a raggiungere la vittoria e, democraticamente, saremo all’opposizione come hanno scelto i sansalvesi, controllando con rigore, attenzione e forza che tutta la città sia rappresentata. Un augurio sincero di buon lavoro al nuovo Sindaco di San Salvo, Emanuela De Nicolis, ed a tutto il Consiglio Comunale. Vi ringrazio con la foto simbolo della nostra campagna elettorale, la foto di una grande comunità che si è rimessa in cammino e che andrà avanti più forte di prima». Troppo poco, anche nell’era delle campagne elettorali social.