Una piccola targa in mosaico realizzata con tessere vitree bianche e nere montate con una tenaglia ed una cazzuola: sembrerebbe un gesto da poco, invece da ieri, mercoledì 23 giugno le poche e semplici parole che vi sono state incollate tramite una piastra in granito serviranno a ricordare ai lancianesi ma anche ai tanti turisti che si spera visiteranno la nostra città, una pagina di storia importante ma misconosciuta relativa al periodo napoleonico (1799 – 1815). La targa fortemente voluta dal dottor. Viscardo Murri e realizzata dalla bottega d’arte di Luciano Di Corinto e figli, con il patrocinio del Comune di Lanciano ci parla infatti di valori come libertà e rivoluzione che anche a Lanciano giunsero sospinti dalle grandi imprese di Napoleone Bonaparte. L’opera che ricorda appunto l’installazione nel 1799 dell’Albero della Libertà da parte del “popolo di Lanciano insofferente alla tirannia” si trova tra l’imbocco di corso Roma e piazza Plebiscito in un luogo simbolico e carico di significati
BREVI CENNI STORICI – Nel periodo napoleonico che va convenzionalmente dal 1799 al 1815 fu decisa e legiferata l’istituzione del catasto immobiliare e dei registri di stato civile, con l’introduzione dell’annesso codice napoleonico. Il 20 marzo 1808 Lanciano si potè fregiare della creazione sul suo territorio di un tribunale di prima istanza e commercio, con la vicina Chieti che vide la nascita di quello d’appello, chiamato Gran Corte degli Abruzzi. Successivamente con l’avvento al trono del Regno di Napoli di Gioacchino Murat anche Lanciano ospitò un tribunale di Appello. Con decreto murattiano del 26 settembre dello stesso anno, il tribunale di prima istanza da Lanciano fu trasferito a Chieti, mentre da Chieti venne trasferito a Lanciano l’Appello, la cui giurisdizione si estendeva su tutto l’Abruzzo: la Corte d’Appello trovò posto nel Palazzo del Seminario, la cui piazzetta antistante porta ancora appunto, il nome di largo dell’Appello. La città improntò una spesa di circa 3000 ducati per la ristrutturazione del fabbricato e l’arredamento degli uffici, che avrebbero dovuto rimborsarsi dalle province di Aquila, Teramo e Chieti.
A spiegarci però cosa porto alla piantumazione di un vero e proprio Albero della Libertà, è il maestro e scrittore Luciano Di Corinto che, oltre ad essere valente artista e mosaicista, è anche un appassionato di storia locale: «Originariamente – afferma Di Corinto – l’albero fu piantato nella piazza centrale della nostra città e in tante altre d’Italia quando Napoleone arrivo nella penisola per liberarci dal governo autoritario dei Borbone. Tuttavia diversi anni dopo, quando le fortune e la gloria di Bonaparte finirono, moltissimi lancianesi, rimasti fedeli alla monarchia, assaltarono il palazzo comunale e requisite sedie, armadi e scrivanie, le posero sotto l’albero della libertà appiccandogli fuoco.
Duecento e più anni dopo – sottolinea ancora il nostro interlocutore – quando intorno al 2000 l’amministrazione comunale ordinò il rifacimento della nuova pavimentazione della piazza tornarono alla luce le radici bruciate dell’albero e si decise allora di collocare una lapide che ricordasse quell’evento». Purtroppo la lapide esistente tuttora in pietra marrone posata in opera al centro della carreggiata risulta non più visibile e pericolosa da leggere e così, sulla spinta di riscoperta del dott. Viscardo Murri, si è ricreata questa nuova lapide in colori bianco e nero in mosaico, affinché fosse visibile e di facile lettura a tutti affinché non si corressero rischi d’incidenti. Una testimonianza “parlante” della storia frentana che si spera potrà essere riscoperta ed apprezzata dai nostri concittadini.