Notti insonni, giornate passate sui libri, e la consapevolezza che il primo, importante capitolo della vita scolastica sta per chiudersi per lasciare spazio ad una strada tutta da scoprire e da percorrere. Nel bene o nel male, l’esame di Stato è un po’ come il primo amore, “non si scorda mai”. Tra la preoccupazione per una prova tanto attesa quanto temuta, l’ansia per l’esito di quello che è un “passaggio di consegne” tra l’adolescenza e l’età adulta, e le aspettative per il futuro, l’esame di Stato è senza dubbio un emblema generazionale. Di incertezze, progetti e degli ultimi giorni tra i banchi di scuola, prima di approdare nelle aule universitarie o di affacciarsi nel mondo del lavoro, abbiamo parlato con i veri protagonisti di queste giornate: gli studenti.
«Non è stato un anno semplice perché provare a tornare alla normalità, dopo due anni di pandemia, è costato fatica, ma di sicuro ne è valsa la pena». A dirlo è Giovanni Sideri, maturando della 5H del Liceo Scientifico “Galilei” di Lanciano, pronto per sostenere l’esame di Stato.
Nonostante le incertezze, non è preoccupato per gli esami perché «dopo 5 anni di studio, dovrebbero essere solo una formalità», ma l’adrenalina si fa comunque sentire. «A parte gli scritti, l’orale è ancora un’incognita e questo sì, un po’ d’ansia la mette. – dice Giovanni a Chiaro Quotidiano – Io mi sono preparato studiando da solo perché quando si formano gruppi di studio, si inizia seriamente, ma alla fine si perde tutta la concentrazione e non si studia mai».
Preoccupazione maggiore? La matematica perché «la Dad non ha aiutato». Già la Dad. Quella didattica a distanza che «ha causato disastri dal punto di vista didattico e relazionale». Ma che, nello stesso tempo, ha fatto apprezzare ancora di più il ritorno alla socialità. «Tornare in presenza è stata la cosa più bella dell’anno, senza dubbio. – racconta Giovanni – Ci siamo letteralmente ritrovati come amici, come classe». La gita, il concerto e le assemblee di istituto hanno fatto il resto, cementando ancora di più quei rapporti che sanno nascere così solo dietro i banchi di scuola. Tornare alla normalità è stata però anche una grande fatica. «Riprendere i ritmi delle lezioni in presenza non è stato semplice. – ci dice ancora Giovanni – Ci eravamo abituati a stare dietro un pc in pigiama con orari molto più flessibile, il ritorno in aula si è fatto sentire».
I lati positivi sono però senza dubbio maggiori, anche per la felicità di poter ricordare un esame di Stato normale. E dopo gli esami che si fa? Appassionato di cinema, tra i promotori dell’associazione Picsat, e di tecniche audio, non ha dubbi. «Il mio futuro lo vedo al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, nella sezione dedicata al suono, non c’è altro che io voglia fare».