La storia, anche quella sportiva e calcistica è fatta di date e di luoghi simbolo: nomi e avvenimenti che, anche a distanza di tanti anni, restano scolpiti nella memoria e nel cuore di chi li ha vissuti. Ognuno a suo modo, con i propri ricordi, gli aneddoti e le emozioni che il calcio, seppur perennemente proiettato verso il futuro, sa ancora dare. Storie dal sapore antico e per questo forse intramontabili: piccole, grandi imprese sportive che restano impresse ed indelebili come pietre miliari, nel patrimonio collettivo e sentimentale di un uomo, di una squadra e di una città.
Una di queste imprese o per meglio dire “miracoli” (termine forse più calzante) è quella compiuta dalla Società Sportiva Virtus Lanciano 1924 nella stagione 2011 – 2012 con una incredibile, e probabilmente irripetibile, promozione in serie B. La data è quella del 10 giugno 2012 ed il teatro dei sogni (non si offendano i tifosi del Manchester United) è lo stadio “Provinciale” di Trapani. A distanza di dieci anni esatti, abbiamo cercato di rivivere quel giorno indimenticabile grazie ai ricordi di alcuni dei suoi protagonisti. Abbiamo cercato di farlo però da angolazioni, punti di vista e modi di vivere diversi perché siamo convinti che una giornata così vada rievocata attraverso gli occhi ed il cuore di chi, pur con ruoli e compiti trasversali si è alla fine ritrovato unito nella consapevolezza di essere stato parte di un grande sogno chiamato serie B.
ANTEFATTO – La Virtus Lanciano iniziò il campionato di Prima Divisione in Lega Pro 2011 – 2012 senza particolari ambizioni: la famiglia Maio, patron Franco in primis dopo gli ingenti investimenti degli anni passati, decise per un netto cambiamento di rotta, affidando la panchina del club a mister Carmine Gautieri, ex centrocampista dalla proficua carriera, reduce dall’esperienza alla guida degli Allievi Nazionali dell’Empoli. Giovane è anche la squadra che il diesse Luca Leone dovrà assemblare senza spese inutili né voli pindarici. Quella che doveva essere una stagione anonima con una tranquilla salvezza da centrare, diventò partita dopo partita una vera e propria cavalcata con i rossoneri che, trascinati dai gol di uno sconosciuto Pavoletti e dall’esperienza e leadership di gente come Aquilanti, Mammarella, Vastola e D’Aversa chiusero al 4° posto davanti alla Cremonese ed alle spalle di corazzate come Spezia (subito promossa in B), Trapani e Siracusa.
La Virtus si meritò così i playoff: in semifinale come primo ostacolo incontrò il Siracusa, ma grazie all’1 a 0 del Biondi e ad un pirotecnico 2 a 2 centrato nell’antica Aretusa, riuscì clamorosamente ad arrivare in finale ad attenderla c’era il Trapani di mister Boscaglia che nel frattempo aveva eliminato la Cremonese. La finale di andata si giocò il 3 giugno a Lanciano: dopo un primo tempo finito a reti bianche, gli ospiti passarono in vantaggio al 47° con Caccetta, ma i frentani nonostante l’assenza del bomber Pavoletti, riuscirono comunque a pareggiare al 62° grazie al penalty di Volpe. Le ostilità si chiusero sull’1 pari, ma con i granata che sette giorni più tardi avrebbero potuto anche accontentarsi di un pareggio per agguantare quella serie B sfuggita negli ultimi mesi dopo un torneo largamente vissuto come capolista. Alla Virtus servirà invece violare il terreno del “Provinciale” per accedere nell’Olimpo del calcio italiano.
LE TESTIMONIANZE – «Seguo il Lanciano fin da bambino ed avevo dieci anni quando appassionandomi a quei colori iniziai a frequentare lo stadio per ammirare gente come Bombardini e Carosella» – sono queste le parole con cui Giuseppe D’Antonio, segretario sportivo della Virtus Lanciano – inizia la nostra conversazione. «Dall’agosto del 2011 però la mia passione è diventata anche un lavoro grazie ad un tirocinio post laurea che mi ha permesso di entrare a far parte della società nelle vesti di segretario sportivo. Da allora – continua D’Antonio – in me hanno convissuto (non sempre facilmente) due anime: quella del tifoso e quella del professionista». Inevitabile quindi chiedergli cosa ricorda di quella partita in terra siciliana, «La cosa particolare ma al tempo stesso strana è che si respirava un’aria di grande ottimismo e, nonostante il Trapani venisse da un campionato di vertice e, con il favore del pronostico grazie al pareggio colto da noi nella finale di andata dei playoff, l’atmosfera era di quelle che ti fanno pensare che in fondo qualcosa di straordinaria si potesse davvero fare. Il giorno della partita, come tantissimi lancianesi, ho voluto viverlo in curva, in mezzo ai nostri tifosi ed insieme ad i miei amici».
Le cose però si misero subito male per la Virtus perché al 2° minuto Gambino segnò subito il gol del vantaggio e otto minuti più tardi l’espulsione di Amenta lasciò i rossoneri con un uomo in meno. Molte squadre sarebbero crollate, ma non quel Lanciano che al 28° trovò il pareggio che cambiò la contesa: un lungo rilancio di Massoni vide pronto Pavoletti che dal limite dell’aria fece secco Pozzato. Si andò al riposo sull’ 1 a 1 ma il secondo tempo divenne ben presti un monologo rossonero con le reti di Sarno e Margarita che misero in ginocchio il Trapani: tutto vero la Virtus Lanciano era in serie B!. «Al triplice fischio guardai negli occhi il mio migliore amico Mirko ritrovando in lui lo stesso smarrimento che provavo io: ci sembrava un sogno, un meraviglioso sogno di cui, forse non eravamo ancora coscienti, ma da cui non volevamo assolutamente svegliarci. I successivi anni vissuti in B – conclude Giuseppe – sono stati bellissimi ed hanno rappresentato per me un momento di crescita umana e professionale…e poi lavorare per la squadra della mia città è un qualcosa di indescrivibile, soprattutto se ripenso a quante realtà dell’Abruzzo e dell’Italia non hanno mai raggiunto questo traguardo, mi rendo conto di quale capolavoro sportivo fummo capaci».
La “stranezza” di quella giornata trapanese traspare anche dalle parole di Federica Roselli, per tanti anni fotografa ufficiale della Virtus, che con l’inconfondibile stile dei suoi scatti, ha immortalato campionati, gol e volti a tinte rossonere. «Sì quel 10 giugno fu davvero un giorno strano: il mio viaggio verso la Sicilia era iniziato il giorno prima con un lungo tragitto in pulmino ed una dovuta sosta davanti al “Renzo Barbera” di Palermo: sono tifosissima dei rosaneri ma in quel momento la mia, era più una speranza di poter vedere il Lanciano, scendere in campo, su quello storico prato (cosa poi accaduta). Del giorno della gara ricordo il forte caldo africano con lo stadio che ribolliva letteralmente di passione: tra file e controlli vari delle Forze dell’Ordine, mi fecero entrare sul terreno solo un quarto d’ora prima del fischio d’inizio. La cosa più impressionante – ricorda Federica – fu vedere il gruppo dei nostri tifosi: erano in 700, ma sembravano una vera muraglia umana. Poi una volta iniziata la gara è difficile descrivere lo stato d’animo provato: ero come confusa e cercavo di concentrarmi solo sulle foto».
Il pareggio inatteso di Pavoletti rappresenta la svolta della gara: qualcosa scatta nella testa dei rossoneri che capiscono di potercela fare: «Il gol di Pavo fu un’autentica boccata d’aria per tutta la squadra ed anche io mi convinsi che quella partita sarebbe stata nostra, decidendo di scommettere con un collega siciliano, i 50 euro che portavo in tasca. Nella ripresa – continua la fotografa frentana – il gol di Sarno fece scendere il gelo sul “Provinciale” che rimase completamente in silenzio. Ricordo – sottolinea Federica – che dopo l’1 a 2, il nostro portiere Aridità corse festante verso di me. Al fischio finale, insieme ai colleghi lancianesi Massimo Polzinetti ed Armando Mucci, mi girai verso la nostra curva con le lacrime negli occhi. A fine partita – conclude Roselli – pensai di avvicinarmi a mister Gautieri e da lì di avere una migliore visuale per gli scatti, ma con la successiva corsa dei ragazzi verso la nostra curva, fui costretta ad una vera rincorsa, ricordo poi la straordinaria sportività e gentilezza dei trapanesi che applaudirono la squadra e dissetarono i nostri stremati tifosi».
E’ però forse dal campo e dalla voce dei diretti protagonisti che si ha veramente l’idea e la portata storica di quel giorno: «Fu un qualcosa di indimenticabile e sportivamente parlando la giornata più bella della mia vita – afferma durante il nostro incontro il “patriota” Antonio Aquilanti -. Ho nel cuore due momenti particolari: la corsa irrefrenabile dai nostri tifosi dopo il triplice fischio e poi il ritorno in città con tutti i lancianesi che avevo riempito festanti piazza Plebiscito: una vera e propria marea rossonera, che tra cori, canti, fumogeni e bandiere, stava letteralmente impazzendo di gioia. Poi – conclude il difensore – durante la partita ed in seguito al gol di Pavoletti mi resi conto che potevamo e dovevamo vincere quella partita». A fargli da eco è Vincenzo Aridità, n.1 rossonero durante quella stagione: «Che dire, non ho aggettivi utili a descrivere quello che ho vissuto: calcisticamente sembrava un pomeriggio tutto in salita con il gol subito e l’espulsione di Federico (Amenta).
Però – afferma Vincenzo – in quel momento di difficoltà venne fuori la grande forza del gruppo e tornammo in campo nel secondo tempo convinti di farcela: loro erano visibilmente stanchi e noi, anche grazie al talento dei nostri giovani, mettemmo in chiaro che in B volevamo andarci per davvero». Gaetano Vastola, biondo jolly di quella Virtus, a differenza delle sue origini campane, ricorda con poche parole, ma tanta emozione, quel 10 giugno 2012: «Andare a Trapani, passare in svantaggio e poi vincere 3 a 1 non è cosa facile, figuriamoci in una finale dei playoff: quell’annata e quella partita rimarranno sempre nei miei ricordi. Per me quelli vissuti a Lanciano sono stati sette anni bellissimi – afferma Vastola – e dispiace per come sia finita, perchè non è mai un buon segno quando una società lascia il calcio».
Carlo Mammarella, terzino col vizio del gol, che del Lanciano sarà poi capitano negli anni della serie cadetta, ha dei ricordi particolari di quella data: «Due giorni prima della gara, venne alla luce mia figlia e quindi fui costretto a viaggiare da solo e a raggiungere i miei compagni con un giorno di ritardo. La notte prima del match non chiusi occhio per la tensione, cosa che poi riscontrai in molti altri dei ragazzi. Se ci ripenso – confida Carlo – nell’aria c’era il sapore dell’impresa, di voler chiudere un cerchio con qualcosa d’importante: vedere poi tutti i nostri tifosi, che avevano affrontato un viaggio lungo e stancante, ci spinse a dare tutto per regalare loro una gioia così grande. Inconsciamente il loro gol ci sbloccò mentalmente…fu come l’essersi liberati di un peso».
Mammarella, racconta in fine un particolare che lo colpì molto: «Capitan D’Aversa fece qualcosa di particolare chiedendo all’arbitro di far togliere dal collo del capitano trapanese Filippi, una collanina porta fortuna che lui portava sempre ed a cui era legatissimo: quell’episodio – sottolinea Carlo – fu a mio avviso un segno di debolezza, un cedimento psicologico e non è un caso che Pavoletti trovò il pareggio oltre che per la sua bravura anche per un errore di Filippi». Al fischio finale mentre esplodeva la gioia rossonera, Carlo Mammarella scappò, all’apparenza inspiegabilmente, da solo negli spogliatoi dello stadio: «Avevo bisogno di restare un attimo in silenzio per capire davvero che cosa era successo».
“Intervengo da Trapani, il Lanciano è in serie B”
TABELLINO:
TRAPANI: Pozzato, Daì, Sabatino (75° Mastrolilli), Priola, Filippi, Tedesco, Barraco, Caccetta, Abate, Gambino (75° Cavallaro), Madonia. A disp.: Spezia, Colletto, Cianni, Domicolo, Ficarrotta. All.: Boscaglia.
VIRTUS LANCIANO: Aridità, Aquilanti, Mammarella, D’Aversa (86° Paghera), Massoni, Amenta, Sarno (70°Capece), Vastola, Pavoletti, Volpe, Turchi (61° Margarita). A disp.: Amabile, Rosania, Paghera, Chiricò, Zeytulaev. All.: Gautieri.
Arbitro: Eugenio Abbattista di Molfetta (Di Iorio – Alassio) Reti: 2° Gambino (T), 28° Pavoletti (L), 66° Sarno (L), 83°Margarita (L)
Espulsi: Amenta (L) al 10° Ammoniti: Tedesco (T), D’Aversa (L) Spettatori: 8500 di cui circa 700 provenienti da Lanciano
Un sentito ringraziamento a Giuseppe D’Antonio, Federica Roselli, Antonio Aquilanti, Vincenzo Aridità, Gaetano Vastola e Carlo Mammarella per la loro disponibilità e gentilezza.