Proseguire il lavoro dell’amministrazione Magnacca. La continuità della «politica del fare» da opporre a chi «ha fatto prevalere personalismo e rancore». Sono le due basi su cui poggia l’impalcatura del discorso con cui Emanuela De Nicolis chiede ai sansalvesi il terzo mandato per il centrodestra, che amministra la città dal 2012 e affronta una partita elettorale tutta da giocare. In questa serata che chiude la campagna elettorale, è suo il primo comizio dei tre candidati sindaci.
Atteso dal popolo del centrodestra l’appello al voto della sindaca uscente, Tiziana Magnacca, che si candida per un posto da consigliera comunale: «Sapevo che dovevo essere vostra ogni giorno della mia vita per questi dieci anni, era un dovere morale per chi conosce questo concetto. Chi mi ha accusato di presenzialismo non conosce il senso di responsabilità. Ho evitato di rispondere a tante provocazioni per evitare che il livello del dibattito scendesse a livelli così bassi. Emanuela De Nicolis è molto di più di tutto questo.
Come mai persone che per decenni si sono dette di tutto ora sono insieme? La risposta è il rancore dovuto a frustrazione e insoddisfazione politica. Può essere una buona motivazione per scegliere il futuro di San Salvo? Io credo di no. Il rancore non può giustificare un’amministrazione. Ciascuno di noi dovrà essere con i piedi ben piantati a terra. Non siamo qui per prestigio personale. Lavoro, fatica e umiltà non li vedo negli altri che si propongono alla guida della città. Ognuno che sale sul palco deve sapere di non avere nessuna macchia, invece non tutti hanno fatto questa riflessione prima di salirci, perché hanno diverse macchie da nascondere. Prima di candidarsi bisogna chiedersi se si è innamorati della propria città. Lo si capisce se sottolinei le sue bellezze o se indugi sui suoi difetti. I nostri avversari sono quelli che non esaltano le bellezze di questo angolo di Paradiso. Emanuela, mi auguro che tu possa sentire un fragoroso sì da questa città».
Dopo un video in con immagini che ritraggono Sandro Pertini, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Papa Francesco, definiti patrimonio degli italiani, arriva il momento di Emanuela De Nicolis.
«Chi te lo fa fare? Mi sono tornati i tanti bambini e adolescenti incontrati durante questa campagna elettorale e i loro genitori. Sono tornata a ricordare quella bambina che ero, adolescente e poi consigliere comunale che sono. Me lo fa fare lo spirito di servizio, fa parte di noi, non sappiamo perché e chi ce l’ha trasmesso, ma sappiamo che ce l’abbiamo. Quante volte ho riascoltato il presidente Sandro Pertini e il suo messaggio ai giovani, ho sempre pensato che quelle parole andassero oltre i colori politici. Mi sono poi ritrovata ad ammirare una collega che si batteva con grinta non solo nei tribunali, ma anche per San Salvo e che aveva i miei stessi ideali. Così, cinque anni dopo, ho pensato che anche io potessi dare il mio contributo a sostegno di quella brillante donna e sono stata eletta».
«In questi cinque anni ho capito tante cose, non è solo la magistratura a combattere l’illegalità. La politica vera serve a promuovere l’onestà, la libertà tenendo a mente e nel cuore solo gli interessi della collettività. Esiste ancora la politica sana non condizionata da ricatti». Concetto che serve a introdurre le frecciate dirette a coloro che sono usciti dal centrodestra per confluire nella coalizione di Travaglini: «Esistono ancora i valori e gli ideali da seguire. Forse abbiamo sbagliato qualcosa, ma abbiamo sempre amministrato per il bene dei sansalvesi. Chi oggi non è con noi ha condiviso questi ideali, ma ha fatto prevalere personalismo e rancore: sentimenti umani, ma non ammessi in politica. L’obiettivo è proseguire la politica del fare. Proseguiremo in questa direzione».
«Lo spirito di servizio è il motivo per cui ho fatto questa scelta. Spirito di servizio dimostrato anche con l’ultimo Consiglio comunale per il bilancio consuntivo. L’impegno dura dal primo all’ultimo giorno di mandato. L’opposizione non ha colto tutto ciò e non ha speso dieci minuti del proprio tempo. Hanno dimostrato di non essere all’altezza. Le polemiche le lasciamo agli avvelenatori di pozzi».