Se fosse ancora vivo Flaiano, probabilmente ribadirebbe un concetto che aveva espresso già cinquant’anni fa: «La realtà ha superato la satira». Nel Vastese la sanità elettorale è ormai un classico. Gli elettori non ci fanno neanche più caso. Le carenze dell’ospedale San Pio di Vasto ci ricordano tutti i giorni che intanto andrebbe migliorato quello, visto che il nuovo ospedale resta un disegno su un foglio di carta.
L’inizio risale a 17 anni fa. Alla campagna elettorale del 2005. Il compianto sottosegretario Rocco Salini, che agli inizi degli anni Novanta era stato presidente della Regione, promette l’ospedale nuovo pronto in due anni «chiavi in mano». Passano altre tornate elettorali: le regionali del 2008, del 2014 e del 2019. In mezzo, le comunali del 2006, del 2011, del 2016 e del 2021. Promesse a cascata, fatti pochi.
Nel 2006 il governatore Ottaviano Del Turco, intervistato da Radio Delta 1: «Entro la fine della legislatura, il nuovo ospedale sarà pronto o, quanto meno, la costruzione sarà a buon punto». Scoppia l’inchiesta Sanitopoli e la Giunta regionale di centrosinistra cade. Subentra il centrodestra con Chiodi presidente e Lanfranco Venturoni assessore alla Sanità. Nel 2009, intervenendo a una seduta straordinaria del Consiglio comunale di Vasto, Venturoni non esita a garantire «in due anni, due anni e mezzo» l’ospedale finito. La legislatura, che si allunga oltre la scadenza naturale del quinquennio (si era votato l’8 dicembre 2008, si rivota il 25 maggio del 2014) termina senza neanche la posa della prima pietra. Anche perché, nelle dichiarazioni ufficiali, le procedure sono a buon punto e in stato di continuo avanzamento, ma in realtà sono ferme al palo.
Viene la nuova stagione del centrosinistra. L’assessore alla Sanità, Silvio Paolucci, pur essendo alle prese, come i suoi predecessori, con un debito sanitario mostruoso che ha portato nel 2007 al commissariamento della sanità abruzzese, si lancia in due promesse: ospedale nuovo e sala emodinamica. Nulla di fatto. Tant’è che, nella campagna elettorale per le comunali del 2016, si scoprono le carte: Vasto non ha i numeri richiesti dal ministero per garantire il servizio di emodinamica. Ad affermarlo più volte è proprio il candidato del centrosinistra ed ex segretario di Paolucci, Francesco Menna, che vince il ballottaggio sul filo di lana.
Nel gelido febbraio 2019 si torna alle urne per il Consiglio regionale. A Vasto arriva Matteo Salvini, leader della Lega col vento in poppa. Dal palco di piazza Diomede assicura: «Noi gli ospedali non li chiudiamo, ma li apriamo».
Giungiamo a questi giorni. In ballo ci sono le amministrative. Il presidente della Regione, Marco Marsilio, va a San Salvo per sostenere il centrodestra e scandisce: «Il ministero ha in mano i progetti sui quali fare la sua istruttoria di valutazione. Abbiamo atteso tre mesi che si ricostituisse il nucleo di valutazione del ministero della Salute. Abbiamo atteso quindi qualche tempo per darne notizia: sì, lo faremo per davvero. Ci sono i fondi, c’è il progetto, sta al ministero in valutazione, attendiamo che ce lo restituisca. Io spero che ce lo restituiscano senza osservazioni o, al massimo, con minime osservazioni che non ci costringano a un duro negoziato e a ricominciare da capo» [LEGGI].
Poi la Lega, con un comunicato della sua portavoce abruzzese, Sabrina Bocchino, scarica il direttore generale della Asl, Thomas Schael, accusandolo di immobilismo e di trascurare l’attuale ospedale di Vasto: «Né può essere addotta a giustificazione la paventata costruzione del nuovo ospedale vastese, che poi sarà più vicino a San Salvo, usata come scudo di fronte ai giustificati attacchi alla gestione della Sanità nel teatino, visto che non ci risultano atti concreti neppure in quella direzione» [LEGGI]. Il Pd ne approfitta per affondare il colpo: «La Lega prima ha scelto Schael e ora scarica le responsabilità su di lui» [LEGGI].
In contrada Pozzitello i terreni comprati nel 1999 dal Comune e poi venduti alla Regione nel 2007 restano incolti. Le elezioni regionali sono distanti due anni. Ma intanto ci sono le amministrative e nel 2023 sarà la volta delle politiche. Di tempo per parlare del nuovo ospedale ce n’è. Da oltre vent’anni.