«Nel mio cuore porto tanti ricordi, sia belli che brutti, ma fortunatamente i primi superano di gran lunga i secondi… la soddisfazione più grande? Senza dubbio quella di aver portato con orgoglio in giro per il mondo il nome della mia città. Questa è la cosa che ancora oggi, a sei anni di distanza mi rende profondamente orgoglioso di quello che abbiamo fatto». Sono senza dubbio queste le parole più significative e sentite con cui questa mattina Guglielmo Maio, ex a.d. ma soprattutto figlio del patron Franco, è intervenuto alla presentazione di Quel groppo in gola: tra le favole del calcio italiano, il Lanciano dei Maio il libro scritto dal vastese Gabriele Cerulli che tra racconti, aneddoti e ricordi ripercorre gli otto anni in cui la famiglia Maio, rilevando un Lanciano sull’orlo del fallimento, portò i colori rossoneri nell’olimpo del calcio nazionale.
Otto anni probabilmente irripetibili di cui ben quattro spesi in B, con cui la Virtus ed i suoi protagonisti hanno scritto pagine storiche e compiuto imprese leggendarie (come quella di Trapani) che resteranno impresse per sempre non solo nei ricordi dei tifosi ma anche nella memoria collettiva di un città intera. Una piccola comunità che improvvisamente scoprì l’interesse e la simpatia dei media e della stampa, affascinati e colpiti da questa piccola “fabbrica di miracoli” volendo citare il titolo con cui L’Equipe, maggiore testata sportiva francese, descrisse con un richiamo al Miracolo Eucaristico, quello che i Maio stavano costruendo mattone dopo mattone.
Alla presentazione del libro, tenutasi nel Salone “B. Lanci” del comune di Lanciano erano presenti oltre all’autore ed a Guglielmo Maio, il sindaco Filippo Paolini, l’assessore allo sport Danilo Ranieri, e Camillo D’Alessandro, responsabile della comunicazione del gruppo Maio. In sala tra i membri della stampa e qualche appassionato, non è passata inosservata la presenza dell’ex presidente e sorella di Guglielmo, Valentina, e degli ex giocatori Manuel Turchi e Federico Amenta, da anni ormai stabilitisi in città.
In chiusura di presentazione non è mancata la “stoccata” di Guglielmo che invitato a fare le sue considerazioni sulla fine di quella grande avventura e sull’attuale tribolata situazione del pallone frentano ha affermato «quella nostra è stata forse l’unica favola iniziata bene e finita male: non ho rivalse nè vendette da consumare anche se chiaramente sono rimasto ferito dal trattamento che una parte della città, riservò a me ed alla mia famiglia: a chi mi chiede di cosa ne sarà del calcio in città – ha concluso Maio – rispondo soltanto che bisogna prima capire davvero chi siamo e cosa possiamo fare, prima di rivendicare un blasone e l’appartenenza a presunte categorie a cui il Lanciano Calcio è arrivato, nella storia recente, soltanto grazie alla passione all’impegno ed ai tanti sacrifici, economici in primis, che la famiglia Angelucci prima e quella Maio dopo hanno sostenuto». Il volume da oggi è disponibile nelle principali librerie della città e l’intero ricavato sarà devoluto in beneficenza alla parrocchia “Sacro Cuore” del quartiere Olmo di Riccio di Lanciano.