Don Gianfranco lascia Vasto: «La sua è una testimonianza di una cultura dell’accoglienza»

Don Gianfranco lascia Vasto. Se avessimo misurato la velocità di propagazione della notizia (le nomine dell’arcivescovo, che si attueranno il 1° agosto, ndr) avremmo compreso il senso del “in tempo reale”. Io non sono praticante ma condivido con i suoi parrocchiani e con coloro che lo hanno come riferimento spirituale i sentimenti di smarrimento, gli interrogativi, un po’ di sana ribellione.

Don Gianfranco è riferimento per una grande fetta di fragilità sociale non solo nei fatti, nella immediatezza delle necessità dei poveri e nella meravigliosa iniziativa della Fattoria di Michea, ma per me soprattutto testimonianza di una cultura dell’accoglienza, dell’avere cura, della consapevolezza che se uno ha necessità primarie come mangiare, vestirsi, un luogo asciutto e pulito per dormire, i discorsi valgono poco, sono solo suoni.

Don Gianfranco Travaglini

L’arte del tessere e la sua capacità di insegnare, mi fa pensare alla pazienza, alla costanza, ai pensieri buoni che restano nei tessuti, alle parole e alla semplicità della gratitudine di uno dei tanti “ultimi” che nel lavoro della fattoria ha cercato di riconquistare la propria dignità.

Tanto tempo fa, quando vivevo la vita della mia parrocchia a Chieti, il mio padre spirituale è stato trasferito per un ruolo superiore o più necessario alla progetti della Chiesa, io sono stata arrabbiata, avevamo cominciato a parlare di firme, di manifesti, di andare dal Vescovo. Ho sentito le stesse parole e rivisto in molti le mie stesse reazioni, ma so che Don Gianfranco, come all’epoca il mio parroco, mi parlerebbe di obbedienza, di servizio, di missione, del valore di quel “Eccomi!”.

Lo so già, per questo non gli ho chiesto nulla, ma sento forte l’idea del distacco, un prete capace di accogliere, di piangere la morte di uno che la società definirebbe un reietto, di avere cura dei più deboli senza farlo pesare, di parlare alla testa e al cuore delle persone, di essere Pastore in una comunità viva dove trovano spazio fede, lavoro, catechesi, musica, tradizione è un dono straordinario.

Non sono praticante ma questo non mi impedisce di ammirare la sua umanità, il suo parlare semplice e diretto, la sua ironia e di volergli bene. Vasto perde una figura di grande spessore e di riferimento, se potessi direi al Vescovo che questo cambiamento renderà tutti noi un po’ più poveri.

A don Gianfranco auguro ogni bene, spero che chi lo avrà per Pastore sia consapevole del dono che riceve.
Per chi arriva l’eredità che resta è una bella comunità in cammino, una eredità importante ma decisamente impegnativa.

Buona strada, don Gianfranco.

Maria Amato

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