Alessandra Cerella è la mamma di una famiglia con le porte sempre aperte, che ha vissuto negli anni l’esperienza dell’affido temporaneo di bambini e ragazzi, a cui trasmettere affetto e calore umano. Un’esperienza condivisa con suo marito, Francesco Marchesani, e con i loro figli, Giacomo e Alice. «L’idea di dare accoglienza c’è sempre stata. Da quando ci siamo incontrati io e Francesco abbiamo sempre pensato che, in un modo o nell’altro, avremmo fatto qualcosa in questa direzione. È stata una scelta condivisa da tutti e due». La nascita dei loro due figli non ha fatto venir meno il desiderio di aprirsi agli altri. «Abbiamo fatto il corso per l’adozione. Poi, frequentando la Casa Famiglia Genova Rulli è arrivata questa possibilità. I nostri figli facevano la terza e prima elementare quando abbiamo conosciuto due fratellini, ospiti della struttura all’Incoronata, che sono diventati membri della nostra famiglia a tutti gli effetti».
Per un anno e mezzo i due bambini – ancora piccoli – hanno vissuto la loro quotidianità accolti da mamma Alessandra, papà Francesco e dai nuovi fratelli acquisiti. Per due bambini che, all’improvviso, si trovano a dover condividere mamma e papà con due sconosciuti può essere una situazione spiazzante. «Ovviamente i bambini, da piccoli, non comprendono cosa c’è dietro questa scelta. All’inizio non ci ho pensato più di tanto, perché se ti fermi troppo a meditare poi non vai avanti. Ce lo diceva sempre Suor Amabile, all’epoca direttrice della Casa Famiglia: basta che diciate il primo “sì”, poi le cose vanno avanti». I due bambini sono rimasti con loro un anno e mezzo. «L’inserimento è stato un po’ difficile, in particolare con la scuola, dove non sempre si trova un supporto in queste circostanze particolari. Ci è stato molto d’aiuto L’Albero Azzurro, che avevano già frequentato i nostri figli. E poi sono stata molto aiutata dalla mia numerosa famiglia». L’esperienza è terminata dopo un anno e mezzo, quando i due fratellini sono stati definitivamente adottati. «Sapevamo dove andavano e abbiamo continuato a seguirli. Il legame è rimasto».
Per i figli di Alessandra e Francesco, con il passare degli anni si è rivelata un’esperienza formativa. «Ora che hanno 25 e 23 anni, quando parliamo di quel periodo vissuto dalla nostra famiglia, loro ci raccontano che all’inizio hanno sofferto. Da due sono diventati quattro, gli impegni si sono moltiplicati, con spazi e affetti da condividere. Ma oggi ci dicono che è stata un’esperienza che li ha fatti crescere, perché hanno imparato a condividere, a dividere il tempo della mamma e del papà con gli altri. A lungo andare questa cosa gli ha fatto bene. La scelta l’abbiamo fatta io e mio marito ma loro hanno fatto una bella parte di lavoro su questo progetto familiare». Nel corso degli anni l’esperienza dell’accoglienza è proseguita con altri bambini della casa famiglia, anche se per periodi più brevi. «Venivano da noi nel fine settimana o nei periodi di vacanza. Diciamo che la nostra è stata sempre una famiglia con le porte aperte». Una scelta coraggiosa che però è stata sempre vissuta all’insegna della normalità. «Ai bambini che arrivano in affido bisogna far vivere la normalità di una famiglia, che, per tante situazioni, non hanno avuto modo di conoscere. Ce lo ripeteva sempre Suor Amabile: mi raccomando, non fate nulla di straordinario ma date loro normalità».
Alla base di queste scelte di vita c’è l’affetto di una madre per i figli, anche se non sono biologicamente tuoi. «Se ti fermi a pensare ti sembra tutto troppo complicato. È normale che, in questo percorso, si incontrano tante difficoltà hai dei dubbi». D’altronde, sono tanti i dubbi che vive ogni genitore alle prese con la crescita dei figli. «Ma non siamo stati mai soli. In questo percorso abbiamo stretto un forte legame con Franco e Liliana Della Pelle, che avevano vissuto l’esperienza dell’affido prima di noi. Sono stati un grande supporto, la rete funziona davvero tanto». E, ancora oggi, ci sono diverse occasioni per poter dare una mano con bambini e ragazzi. «Ci sono diverse possibilità. Nel nostro caso era stata la casa famiglia a fare da tutor. Ma tutto passa sempre dai Servizi Sociali, a cui si può dare questo tipo di disponibilità. E, anche se non si vuole fare questo passo importante dell’affido, si possono fare tante cose per dare una mano nell’ambito dei minori».