Lanciano si sa è città millenaria ed all’interno delle sue mura antiche si conservano ancora oggi immutate, nella forma e nella devozione, preziose testimonianze di religiosità popolare che come le scomparse rappresentazioni medievali e le “posate” del Venerdì Santo rendono più terrene sin dalla loro lontana origine storica, le teatrali rappresentazioni della passione di Cristo e della vita dei Santi a lui legati.
Una di queste testimonianze è rappresentata dal cosiddetto Incontro di Pasqua, conosciuto anche con il nome popolare di Incontro dei Santi. Teatro di questo evento mistico e terreno allo stesso tempo è piazza Plebiscito, dove questa mattina intorno a mezzogiorno è avvenuto l’appuntamento tra la statua di Gesù risorto portata in spalla dalla Confraternita di Maria SS. della Pietà e della Concezione, quella della Madonna accompagnata dai confratelli della Congrega del SS. Rosario, istituita nel 1768 presso la chiesa del Purgatorio, ed il simulacro di San Giovanni Evangelista che insieme ai devoti dei Santi Simone e Giuda Taddeo, discende dalla chiesa di S. Agostino lungo via dei Frentani.
Strettamente legati al carattere popolare di questa festa sono i soprannomi con cui le statue di Gesù e di Giovanni sono tutt’ora identificate: “lu ciuppitte” e “lu ruffiane”. Se sconosciuta risulta essere l’attribuzione di “ciuppitte” al Cristo, quella di “ruffiane” (cioè ruffiano) a S. Giovanni si spiega probabilmente col fatto che i lancianesi interpretano uno dei fatti del Vangelo, ovvero il gesto del giovane apostolo che poggiò la sua testa sul petto di Cristo quando lui annunciò che qualcuno lo avrebbe tradito, come un atto di “ruffianesimo” da parte del santo, che cercò di ingraziarsi Gesù, tanto da essere il discepolo più amato e anche colui a cui fu affidata Maria, la Madre di Gesù.
Una volta che i tre Santi sono giunti in piazza, San Giovanni incontra il Salvatore risorto ed in seguito correndo va a far visita subito alla Madonna: qui tramite un dialogo fatti di movimenti particolari, gesti ed inchini il santo annuncia a Maria la buona notizia, a cui però la Vergine non crede, costringendo Giovanni a correre di nuovo da Gesù per informarlo dell’incredulità di sua madre. Particolare quindi è il ruolo di San Giovanni che fa da spola per tre volte tra la Madre ed il Figlio. Finalmente per la terza ed ultima volta, San Giovanni torna dal Cristo e lo conduce dinanzi al portone della cattedrale per far sì che la Madonna possa finalmente vederlo e credere alla sua Resurrezione. Finalmente la Vergine, alla vista del figlio, lascia cadere il mantello nero per scoprire quello bianco della festa e correre incontro al Cristo: pare che in origine Maria non corresse e che l’usanza di farla muovere sia relativamente recente ed introdotta soltanto nel’900.
Al momento dell’incontro, tra la gioia della folla presente, e lanciate alcune colombe in aria, le tre statue vengono lasciate dalle rispettive confraternite in Cattedrale, dove resteranno fino al martedì dopo Pasqua, quando avverrà la seconda parte di questa tradizione, il Saluto dei Santi. Martedì mattina alla stessa ora dell’Incontro di Pasqua, Gesù, Maria e S. Giovanni uscendo dalla Cattedrale si ritrovano in Piazza Plebiscito dove salutandosi tornano nelle proprie chiese accompagnate dalle rispettive confraternite per darsi nuovo appuntamento alla Pasqua successiva. I temi di questa rappresentazione teatrale anche se diversi in alcune forme, si ritrovano in altri centri dell’Abruzzo quali Sulmona, celebre per la sua “Madonna che scappa”, a Spoltore cittadina ricordata per l'”Abbandonata”, a Corropoli dove s’inscena “La Madonna che corre” e a Pratola Peligna dove la Resurrezione di Cristo viene rappresentata nella “Resuscete”.
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