«La guerra è un sacrilegio», la statua del Cristo Morto torna a guardare il cielo di Lanciano

La statua del Cristo Morto è tornata finalmente a guardare il cielo di Lanciano e Lanciano non aveva aspettava altro che stringerla in un grande abbraccio. Può riassumersi così, brevemente, il ritorno alla normalità dei riti della settimana santa a Lanciano con le processioni del Giovedì e Venerdì santo dell’Arciconfraternita Morte e Orazione – sotto la protezione di San Filippo Neri.


La pannarola, il tradizionale fiocco che ricorda la vela di una nave, ieri è tornato ad aprire la solenne processione del Cristo morto, insieme ai talami della Passione accollati dai bambini. A seguire lo stendardo dell’Arciconfraternita con i confratelli e le consorelle a fare da ala al Cristo morto ed alle statue dell’Addolorata, Maria di Magdala e Maria di Cleofa.

Foto di Marino Testa

Una processione che parla di pace, ma anche di aiuti e impegno nella lotta contro la pandemia. I tradizionali fiocchi della bara del Cristo morto sono stati infatti un omaggio a quanti si sono spesi, negli ultimi due anni, nella lotta al virus. C’era Giustino Parruti, responsabile dell’unità di Malattie infettive dell’ospedale di Pescara, Manola Rosato, responsabile del centro vaccinale al Palamasciangelo di Lanciano, il sindaco Filippo Paolini, come simbolo della riconsegna metaforica della processione alla città di Lanciano, insieme all’assessore Tonia Paolucci ed infine i confratelli Elisa Bomba e Luciano Luciani.

Il vescovo, mons. Emidio Cipollone, ha seguito tutta la processione fino al rientro nella chiesa di Santa Chiara dando la sua benedizione ai presenti parlando di pace e del «sacrilegio che ogni guerra porta con sé».

Mascherine sul viso e con un tappeto per coprire il corso presentoso e preservare la sua fragilità dalla cera delle fiaccole, Lanciano è tornata ad avere i suoi riti della settimana santa. 

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