È stato un concerto emozionante quello tenuto dal maestro Michele Cinquina alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Il musicista vastese è stato chiamato per impreziosire con la musica del suo liuto la mostra A misura di bambino. Crescere nell’antica Roma, ospitata al primo piano del museo fino al prossimo 24 aprile. Una mostra, curata da Fabrizio Paolucci e Lorenza Camin, in cui sono state esposte trenta opere che descrivono la vita quotidiana dei bambini nell’antica Roma e che è stata resa anche a misura di bambino, con una serie di apparati didattici e alcuni accorgimenti nell’allestimento. Per dare ancor più rilevanza a questa inedita e originale raccolta di opere, alcune esposte al pubblico per la prima volta, i curatori e la responsabile del progetto musicale Paola Borghi, hanno invitato Michele Cinquina, affermato liutista rinascimentale, per «riportare in vita le statue dell’antichità classica» attraverso la musica.
«Ho accolto con piacere l’invito – racconta il maestro Cinquina – che mi ha dato la possibilità di suonare in un luogo così prezioso». La registrazione del concerto, che dura circa mezz’ora «è stata realizzata di sera. Agli Uffizi non c’era quasi nessuno ed è stato davvero affascinante poter attraversare corridoi e sale così ricchi di opere d’arte nel silenzio». La scelta del liuto è particolarmente significativa «poiché una delle statuette esposte, risalente al II secolo a.C., raffigura un bambino che imbraccia uno strumento simile al liuto» che però, come epoca storica, è collocato molto più avanti nel tempo. Il musicista vastese, nel concerto Adieu mes amours, ha eseguito una serie di brani che fanno parte delle trascrizioni per liuto delle composizioni vocali di Josquin Desprez, di cui l’anno scorso è stato ricordato il 500° anniversario dalla morte. Un artista che Cinquina studia da anni e a cui ha dedicato un interessante progetto discografico. E tra gli autori dei brani per liuto c’è Francesco dall’Aquila, compositore abruzzese vissuto tra il 1480 e il 1538, «artista che fa parte del grande patrimonio culturale del nostro Abruzzo». Originario dell’attuale capoluogo di regione, si trasferì a Venezia dove si affermò «tanto da essere annoverato come uno dei tre liutisti divini». Alcune sue partiture sono state ritrovate proprio da Cinquina nel suo periodo di lavoro e studio in Polonia, a testimoniare la grandezza del compositore abruzzese.
Per Cinquina, che oggi vive e insegna a Verona, quella fatta agli Uffizi è stata un’occasione che «riafferma il profondo legame tra l’arte [intesa come scultura, pittura, nda] e musica siano strettamente legate tra loro» costituendo, in uno stretto binomio, un’esperienza dal profondo valore culturale.