È stata la mano dell’uomo a causare la morte di una lupa lo scorso dicembre a Tufillo. I carabinieri forestali della stazione di Gissi avevano recuperato l’esemplare senza vita alla fine dello scorso anno a seguito della segnalazione di un cittadino. «I risultati pervenuti dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale G. Caporale di Teramo non lasciano ombra di dubbio – spiega il comandante provinciale Tiziana Altea -. La giovane femmina di quasi tre anni appariva in buono stato nutrizionale ma con evidenti lesioni che, già all’atto del ritrovamento, facevano propendere per una causa di morte violenta». Gli esami eseguiti a Teramo hanno accertato che l’esemplare è stato colpito con un’arma da fuoco.
«Si ricorda come questo predatore, sebbene abbia avuto, di recente, una sensibile espansione rispetto al passato in cui era oggetto di persecuzione, rimane una specie di interesse comunitario, tutelata da importanti convenzioni (Cites, Berna), direttive (Habitat) e leggi (L. 157/1992) che ne vietano l’uccisione, la cattura, la detenzione ed il commercio – sottolinea il tenente colonnello Altea -. Purtroppo, nonostante la lenta ripresa, il lupo è ancora oggi vittima di un rapporto conflittuale con attività antropiche legate alla caccia, all’allevamento di bestiame e, non da ultimo, di una cattiva informazione che lo rende un selvatico da temere e contrastare».
I carabinieri forestali, «grazie ai preziosi elementi forniti dall’esame autoptico, stanno intensificando l’attività info-investigativa, anche di natura balistica, volta ad accertare l’autore o gli autori di questo reato che prevede l’arresto fino a 6 mesi».