Memoria: questa è stata la parola chiave della manifestazione che si è tenuta questa mattina in città per celebrare il «Giorno del Ricordo» con cui l’Italia dal 30 marzo 2004, commemora ufficialmente la tragedia che colpì sul finire della Seconda Guerra Mondiale gli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia vittima della violenza dei partigiani slavi del maresciallo Tito. Una pagina questa, tra le più buie della nostra storia, che si concluse con l’esodo forzato di migliaia di cittadini costretti ad abbandonare le proprie terre e che poi sfociò in una vera e propria pulizia etnica con le «foibe» tipiche formazioni carsiche di quelle zone, che divennero la tomba in cui vennero barbaramente trucidati e gettati migliaia di donne, uomini, anziani e bambini, colpevoli solo di essere italiani. Dinanzi alla piazzetta che porta il loro nome, si sono ritrovati il sindaco di Lanciano, Filippo Paolini ed il Prefetto di Chieti Armando Forgione che insieme alle autorità civili e militari ed ai rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche hanno deposto ai piedi del monumento una corona d’alloro in ricordo dei martiri.
Ad aprire la celebrazione è stato l’intervento del primo cittadino che, dopo i saluti di rito, ha posto l’attenzione sul ricordo di ciò che avvenne nelle terre del nord-est italiano. «La storia vuole ha esordito Paolini: «che questa commemorazione ricada il 10 febbraio, data in cui, a seguito del Trattato di Parigi del 1947 l’Italia fu costretta a cedere le terre d’Istria, la Dalmazia e parte della Venezia-Giulia alla Jugoslavia: la stessa città di Trieste tornò ad essere italiana soltanto nel 1954. Un periodo difficile, che divenne tragico a causa delle violenze che gli uomini di Tito iniziarono sistematicamente a perpetrare nei confronti degli italiani». «Una pagina triste ha proseguito il sindaco: che non va dimenticata ed il cui ricordo va mantenuto vivo soprattutto nelle nuove generazioni e contro chi anche oggi tende a sminuire o addirittura a negare quei tristi avvenimenti. Questa è una cerimonia che abbia voluto fortemente anche in passato e che celebra non solo la memoria ma anche, la libertà, l’uguaglianza e la giustizia ed a tal proposito ringrazio quei giovani che alcuni anni fa permisero la posa in opera e la realizzazione di questo monumento che mancava nella nostra città.»
Il prefetto Forgione, prima di prendere la parola ha sentitamente ringraziato la città di Lanciano: «la prima ad averlo invitato per questa cerimonia» proseguendo poi sull’attualità di questa celebrazione che «per essere davvero compresa e commemorata deve farci riflettere sulle violenze che ogni giorno vengono compiute in nome dell’intolleranza, un male che serpeggia ancora nella società moderna e che si manifesta nella violenza ed in altri gesti meno evidenti ma comunque letali. «Queste intolleranze, ha proseguito il prefetto: sono le stesse che causarono la tragedia delle foibe o quella dei martiri ottobrini, il cui eroismo è stato riconosciuto dalla medaglia d’oro al valore di cui la vostra città si fregia. E l’appello mio da prefetto è che ognuno di noi, soprattutto chi amministra, ma anche all’interno delle famiglie e delle scuole possa sempre portare con sé il senso di responsabilità, necessario per non far più ripetere queste brutte pagine della storia dell’uomo.»