Facevano finta lavorare per una delle più importanti società mondiali di vendita e nolo auto. Ma i clienti versavano acconti senza ricevere le macchine che avevano noleggiato. Uno di loro ha sporto denuncia. Così è iniziata l’inchiesta della Procura distrettuale dell’Aquila e dei carabinieri di Vasto. Coinvolte 14 persone. Sono accusate di associazione a delinquere finalizzata a truffe e frodi informatiche, accesso abusivo a sistemi informatici, sostituzione di persona, riciclaggio e autoriciclaggio, spaccio di sostanze stupefacenti e anche dell’incendio di un’auto avvenuto il 18 settembre 2020 a Roccaspinalveti.
“Nello specifico – spiega il maggiore Amedeo Consales, comandante della Compagnia di Vasto – gli indagati, nel simulare e millantare un inesistente rapporto di partnership con l’Ald Automotive, società di vendita e noleggio di autovetture a lungo termine, considerata una delle più importanti al mondo, si procuravano ingiusti profitti inducendo in errore i loro clienti, di ogni strato sociale, i quali, in buona fede, stipulavano contratti per il noleggio di autovetture, risultati in seguito falsi, versando come anticipo consistenti somme di danaro, senza nulla ricevere in cambio”. P.D., 34 anni, residente a San Salvo, già noto alle forze dell’ordine, sarebbe il capo della presunta organizzazione illecita. Secondo gli inquirenti, gli indagati avevano architettato “un sofisticato sistema criminale” ai danni di 58 vittime, che avrebbero versato, “a titolo di acconto”, somme di denaro “di importi diversi in ragione della tipologia del veicolo selezionato”.
Tutto questo fino alla denuncia di un imprenditore di Vasto che, “a causa di rallentamenti della propria propria attività legati alla pandemia in atto, ha inteso investire nel noleggio long term. Resosi conto – racconta Consales – della condotta fraudolenta dopo vari tentativi di rientrare in possesso delle somme elargite, ha inteso sporgere denuncia producendo documentazione utilissima all’avvio dell’indagine”. Per rendere credibili le operazioni, gli indagati avrebbero usato “documentazione apparentemente conforme a quella originale, riportante il logo e l’intestazione della società che acquisivano accedendo in modo ingannevole al portale della stessa azienda; un provider svizzero per la clonazione di indirizzi di posta elettronica” solo apparentemente “riconducibile all’azienda di autonoleggio; un account di posta elettronica prontonmail che, per impostazione predefinita, non conserva file log Ip; un servizio di centralino virtuale con fornitura di numeri fissi e deviazione di chiamata, con voci guida registrate per lo scopo; conti correnti e carte di pagamento riferibili a istituti di credito tedeschi e lussemburghesi, così da ostacolare e rallentare, in caso di denuncia, gli accertamenti relativi ai flussi economici”. Gli investigatori hanno anche scoperto che era stato creato “un falso portale con false credenziali di accesso che ingeneravano nella malcapitata clientela la piena convinzione di trattare l’operazione commerciale con l’azienda”.
Accuse pesanti, tra cui associazione a delinquere a scopo di truffa informatica e riciclaggio
L’inchiesta, coordinata dal procuratore distrettuale, Michele Renzo, e dalla sostituta procuratrice Roberta D’Avolio, è stata complessa: necessari pedinamenti, intercettazioni tradizionali e informatiche, analisi dei flussi economici e dei tabulati telefonici. L’inchiesta ha proporzioni internazionali. Per questo, la Procura distrettuale ha chiesto aiuto a polizia e magistrati tedeschi e lussemburghesi, oltre che all’Uif, ufficio d’informazione finanziaria.
“Le somme di danaro ricevute dai numerosi clienti a titolo di acconto, di importi diversi in ragione della tipologia del veicolo selezionato, venivano versate tramite bonifico bancario su conti correnti accesi presso la Deutsche Handelsbank di Monaco di Baviera per essere poi riciclate e/o comunque reimpiegate in attività economiche in Italia. Alla corresponsione delle somme di danaro non seguiva la consegna delle autovetture promesse in noleggio”, afferma l’ufficiale. In tutto, i guadagni illeciti sarebbero superiori ai 500mila euro.
Il giudice per le indagini preliminari, Baldovino de Sensi, ha disposto il sequestro di 20 rapporti bancari e postali, tra cui conti correnti, libretti al risparmio e polizze vita, due appartamenti a San Salvo e Montenero di Bisaccia, dove sono stati posti i sigilli anche a un’officina, e dieci automobili.